Inizia qui e dai cuscini compatti di lentisco e fillirea la nostra lettura del paesaggio dell'isola. La macchia mediterranea, con rosmarino, erica, euforbia ci accompagna lungo le rocce vulcaniche erose dal versante sud-ovest fino alle
Grottelle. Dopo lo
Scoglio Monaco, un tufo smangiucchiato dal mare in cui e' difficile raccogliere quelle sembianze di un frate che qualcuno vi deve aver visto, e proseguendo verso
Punta Levante, affiorano le preziosita' geologiche di Zannone. Rocce metamorfiche antichissime, forse risalenti a circa 300 milioni d'anni fa,
completamente diverse, come storia e come origine, dalle altre, vulcaniche, presenti sull'isola e in tutto l'arcipelago.
Dalla
Punta del Lauro a
Capo Negro, si susseguono altri spunti d'interesse: la ricca
vegetazione di lecci, allori, erica e ginestre efedroide, alti strati rocciosi di calcari e dolomie affioranti,
Cala Marina e la piccola cala detta Ceca dei pesci, in cui in passato i pescatori facevano raggruppare banchi di pesce da catturare in una sorta di "mattanza" incruenta. Da
Capo Negro, verso
il Faro e oltre scopriamo altre rocce sedimentarie, calcari grigi d'anni con sopra arenarie, marne scure e altra vegetazione.
E' nel versante settentrionale di Zannone, infatti, che rimane la testimonianza piu' apprezzabile dell'antica vegetazione dell'arcipelago, altrove distrutta da secoli di tagli e, piu' recentemente, da incendi.
I lecci, alcuni vecchissimi, accompagnati da corbezzoli, olivastri e alaterni formano un intreccio folto e impenetrabile, un alto "forteto" - cosi' si definisce la macchia mediterranea piu' folta e rigogliosa - destinato, con la protezione assicurata dal
Parco Nazionale del Circeo, a diventare forse una vera e propria foresta sempreverde. Il giro dell'isola, breve, si conclude tornando al
Varo. Zannone non ha ridossi apprezzabili e chi naviga, se il tempo non e' piu' che bello, deve far base a Ponza, nel porto o in rada.
Come abbiamo già detto l'unico posto idoneo allo sbarco su Zannone è il
Varo vicino alla
Peschiera di epoca romana. Il mare deve essere calmo altrimenti non è possibile sbarcare. Pochi scalini e il mondo è alle spalle, perché inizia una passeggiata tra la natura incontaminata di un'isola dove, tranne qualche agente del Corpo forestale dello stato, non c'è nessuno.
Sull'isola non ci sono serpenti ma in compenso si trovano tante
lucertole, quelle nere di una specie che secondo quanto riferiscono i cartelli affissi dal Parco vivono solo qui. Quando ci si inoltra nel “bosco piccolo” si è accompagnati dal verso dei
gabbiani e da quelli di uccelli e insetti presenti, niente altro. La passeggiata dev'essere fatta nel massimo silenzio altrimenti i
mufloni scappano. Questa rara specie di capre arrivò sull'isola nel dopoguerra e da allora prospera indisturbata. Fino a un paio d'anni fa c'erano anche degli asinelli.
Si sale per il bosco, nessun cartello a indicare il
“belvedere” ma quando si arriva lì uscendo dalla vegetazione c'è lo spettacolo di Ponza e Palmarola da un lato e della costa dall'altro. In fondo il mare cristallino. Può iniziare la discesa verso
il Faro una parte più brulla, ma non per questo meno affascinante.
Ma prima una visita ai resti del monastero cistercense. A Zannone vissero i
monaci Benedettini prima ed i Cistercensi successivamente. I
monaci Cistercensi eressero il monastero di Santo Spirito che abbandonarono nel 1300 per le continue incursioni dei pirati. La leggenda vuole che non ci siano bisce o serpenti perché andarono via con gli stessi monaci, al suono di un flauto, alla volta della
Montagna Spaccata di Gaeta dove c'è un monastero simile.
Successivamente su una parte dei resti del monastero il marchese
Camillo Casati Stampa di Soncino edificò una villa ormai anch'essa in stato di abbandono. L'isola dagli anni Venti era stata data in concessione alla
famiglia Casati come riserva di caccia. Il marchese Camillo, Camillino per gli amici si vantava di tener lontano i turisti a suon di fucilate.
Camillino amava invitare a Zannone soldati, marinai, studenti, coppie di scambisti in quanto provava il massimo piacere a vedere la consorte,
Anna Fallarino, unirsi con altri uomini, mentre lui fotografava. Un ménage culminato nel duplice omicidio e suicidio nel superattico di via Puccini a Roma, quando Camillo uccise a fucilate la moglie ed uno dei giovani amanti,
Massimo Minorenti, e a sua volta si tolse la vita.
Pronti per un viaggio nella natura delle isole? Scegliete Upupa di Ponza!
Katharina Herta Urach ha studiato biologia ed è arrivata a Ponza nel 2014. Da sempre entusiasta della natura e della cultura delle isole pontine, la giovane austriaca è a disposizione degli ospiti di Ponza per visite guidate. Oltre alla laurea con specializzazione in zoologia, è anche una guida naturalistica associata ad AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Naturalistiche; N° LA704) e una istruttrice di snorkeling formata da SSI (Scuba Schools International; ID 3681759).
Telefono: +393895803801
E-Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.